DON FLORIANO, Lettera ai vescovi delle Chiese situate nel territorio della Repubblica italiana

La prima formella della Via Crucis di Pelos di Cadore, opera del 1989 dello scultore bellunese Franco Fiabane

Eccellenze Reverendissime,

da corresponsabile della Chiesa Cattolica e del depositum Fidei, in forza del battesimo e del sacerdozio ministeriale, so benissimo di avere non solo il diritto ma il dovere di far sentire, ai vescovi (a cominciare da quello di Roma), ai confratelli presbiteri e ai fedeli tutti, la mia voce di pastore.

E so pure che, se da un lato questo mio scrivere con tutta probabilità infastidirà (tanto per cambiare) qualcuno di voi, vi offre pure l’occasione di iniziare ad esercitarvi o rafforzarvi nell’esercizio di quel «camminare insieme» che proponete, da convinti o per scena, alle Chiese esistenti nel territorio attuale della Repubblica italiana. Dico anche questo a ragion veduta, perché – vi piaccia o meno – questa Repubblica non potrà avere futuro e i suoi Popoli storici, che sono stati forzatamente uniti per costituirla secondo il progetto di politica internazionale della Massoneria dell’Ottocento, torneranno ad avere quella sovranità contro la quale sentite e, quando se ne parla, spesso manifestate, come fanciullini cui sia tolta la caramella, una contrarietà aprioristica e piagnucolosa.

Ed eccovi, frattanto, ancora una volta fianco a fianco l’uno dell’altro, ma con un debito distanziamento sociale, trasformati da Chiesa Corpo mistico di Cristo (nel quale le membra sono così unite da essere inscindibili) in una specie di sotto-Chiesa di Stato e, in pratica, del suo gruppo dirigente, tutt’altro che onesto e democratico, sulla falsariga di quanto già succede nella Repubblica Popolare di Cina, con il silenzio complice della Santa Sede. Che bello vedervi, reverendissimi padri conferenzieri, proni a 90 gradi ai voleri del Governo italiano! Che pensieri di santità ci ispirate!

E siete così proni ai don Rodrigo del momento da giungere, come appare dal sito ufficiale della C.E.I., a chiedere espressamente, a «fotografi e operatori tv, accreditati presso la CEI, che intendono effettuare riprese durante l’introduzione del Cardinale Presidente […], [di] essere in possesso di Certificazione verde COVID-19 in formato cartaceo o digitale e [addirittura] di certificato di negatività al tampone antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti all’evento». Mentre, per la conferenza stampa finale di domani, vi accontenterete (si fa per dire) di un «”documento di tracciabilità dei contatti e Autodichiarazione Covid-19”» [e], «per accedere alla sala[, di] essere in possesso di Certificazione verde COVID-19 in formato cartaceo o digitale».

Dal vostro comportamento, comprensivo delle misure di ridicola prevenzione appena accennate, il messaggio che passa ai fedeli, sempre più scettici nei confronti della Fede e indubbiamente per colpa vostra, può essere così espresso: 1) I vescovi hanno una gran paura di morire e cercano in tutte le maniere di salvarsi la pelle; 2) I vescovi parlano di povertà ma si riuniscono in un albergo di gran lusso; 3) I vescovi hanno una paura boia di scontentare il Governo italiano e, per avere i suoi favori, sono pronti a chiudere tutte e due gli occhi, come in questi quasi ventun mesi di pseudo pandemia (mai dichiarata come tale dalla pur corrotta O.M.S.; complimenti: voi l’avete battuta in ossequio al Nuovo Ordine Mondiale!) hanno chiuso quasi del tutto la bocca, abbandonandoci, preti e fedeli, a noi stessi e intervenendo solo per dire: «Non fate questo, è proibito fare quest’altro, obbedite al Governo!»; una specie di: «Arrangiatevi, si salvi chi può! Basta che non ci creiate noie…».

È venuto a galla, così, in modo forte e spiritualmente devastante, che molti di voi, pur vescovi e persino vescovi di città importanti, siete umanamente dei miserabili e pusillanimi, ma – ciò che più addolora – dei senza Fede! Diversamente non avreste, né avreste avuto, tutte queste paure così terra-terra, prima malcelate se pur in qualche caso da noi intuite, di crepare di Covid-19 o di scontentare i potenti del mondo. Se l’albero si vede dai frutti, come dice nostro Signore, in ventidue mesi avreste avuto tempo più che sufficiente per mostrare il vostro zelo pastorale, ma chi l’ha visto? Al contrario, fin troppo bene s’è rivelata, sotto il vento insistente della paura, la non qualità dell’albero delle vostre anime e delle vostre vite di Pastori scappati davanti al pericolo!

Mosso da queste considerazioni e da questi gemiti interiori, dal dovere morale davanti a Dio ascoltato e invocato nell’amore adorante della Fede, preoccupato e consapevole del tremendo dovere che consacra le nostre vite a vantaggio delle anime dei fedeli, da voi così paurosamente trascurate e neglette, con una lettera aperta e insieme inviatagli direttamente, il 3 novembre scorso ho chiesto al nunzio apostolico presso la Repubblica italica di spiegarmi il perché, se mai ci fosse, dei suoi e dei vostri silenzi. La lettera è stata pubblicata su vari giornali e blog nazionali, per cui potete fare da voi stessi il piccolo sacrificio di cercarla e leggervela, se v’interessa, altrimenti fate a meno. Al nunzio ho posto, assieme a varie considerazioni, quattro domande: 1) Perché in questi ventun mesi i vescovi “italiani” hanno tenuto un così vile silenzio? – 2) Perché sia i vescovi “italiani” come la stessa Santa Sede hanno fatto a finta, criminalmente e da complici di peccato mortale, di non sapere che gli pseudo vaccini richiedono degli aborti per essere preparati, e aborti attuali? – 3) Con che coraggio anche i vescovi “italiani” hanno accettato di prostituire i mass media cattolici, diocesani e non, ai diktat governativi, pur di ricevere sponsorizzazioni le cui cifre ufficiali sono diffuse dai siti internet governativi? – 4) Perché non sono stati capaci di aprir bocca per difendere gli operai del porto di Trieste, sottoposti a violenza da parte della Polizia di Stato? Dov’è il famoso stare della Chiesa con i poveri e i senza potere?

Il nunzio apostolico non ha risposto, mostrando di essere, anche lui, o asservito ai voleri del Governo italiano o almeno desideroso di non contrastarlo. Ma questa volta, con me, è cascato proprio male! Poiché ho rinunciato, da anni, ad ogni tipo di carriera terrena e mi interessa solo la verità, conosciuta con la ragione e rivelata da nostro Signore Gesù Cristo, egli non riuscirà né a ricattarmi né a zittirmi, né a corrompermi né a intimorirmi. Ogni sua e vostra mossa, il suo e il vostro stesso silenzio saranno fatti conoscere a tutt’Italia, e non solo, avendo su di me ormai gli occhi della stampa anche internazionale (ad es. dell’ americana «Church Militant»), meravigliata che ci siano questi vostri silenzi inspiegabili e anti-evangelici; e che solo un prete o, meglio, pochi preti osino parlare e ripetere la sana e santa dottrina della Chiesa di sempre anziché gli slogan della neo religione cattolica, inventata per far piacere ai violenti e disumani propugnatori del Nuovo Ordine Mondiale.

Laudetur Jesus Christus!

don Floriano Pellegrini

Via Belina, 16/c / 32012 VAL DI ZOLDO (BL)

Via: 2016.baliato.daicoi@gmail.com

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6 Risposte a “DON FLORIANO, Lettera ai vescovi delle Chiese situate nel territorio della Repubblica italiana”

  1. Buongiorno, caro padre, che sollievo sentire che qualcuno è con noi! Finora ho incontrato un solo sacerdote che, durante un’omelia, ha osato accennare alla “grande bugia” che stiamo vivendo. Ma quanto mi manca un sacerdote che celebri l’Eucaristia senza menzogne! Il nostro parroco purtroppo è allineato e dice perfino in chiesa che vacc… è un atto d’amore, ripetendo a pappagallo quello che l’antipapa va dicendo ai pochi fedeli ormai obnubilati di volontà. Ho bisogno estremo di trovare un posto dove partecipare alla Messa celebrata in verità. Dove ci possiamo dare la mano, dove trovo l’acqua benedetta, sì quella, l’acqua benedetta!

  2. Caro Padre, ho letto la Sua lettera con molta attenzione e mi ha alleggerito l’anima. Sono felice che ci siano ancora dei Sacerdoti che PROCLAMANO la parola di Dio. Spero continui nel Suo ministro con il fervore che ho sentito nella lettera inviata alla massoneria ecclesiastica. Un abbraccio forte per invitarLa a non mollare, abbiamo bisogno di Sacerdoti come Lei. Sia Lodato GESÙ CRISTO, ora e sempre. Fiorenza Pantano

  3. Grazie, don Floriano, sorridono gli occhi nel leggerLa, mentre l’animo si quieta un istante e cerca di riprendere forza.
    Daniela (provincia di Bologna)

  4. Grazie, don Floriano, delle Sue lettere di denuncia e per essere un vero sacerdote soldato di Cristo. Tempo addietro, ho letto la Sua prima lettera al Nunzio Apostolico e mi ha fatto piacere sapere che ci sono ancora dei sacerdoti che, mossi dallo Spirito Santo, osano far sentire la loro voce a difesa della vera Chiesa. Condivido appieno tutto ciò che ha scritto e penso che scriverò anch’io, insieme ad altre persone, a tutti i vescovi d’Italia (se riesco a trovare le mail ) ribadendo ciò che Lei ha egregiamente circostanziato, con la speranza che molti altri seguano le Sue orme e che molti più fedeli testimonino.
    Che il Signore La benedica e La protegga. Franca Pandolfi (Azzio – Varese)

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