DON FLORIANO, Lettera alla presidenza della «Conferenza Episcopale Italiana»

Roma 24 maggio 2021 Hotel Ergife Conferenza Episcopale Italiana Assemblea generale della Cei, aperta dal Santo Padre Papa Francesco. Il card. Gualtiero Bassetti e il segretario Stefano Russo. Guardate in che condizioni si sono ridotti!

Coi (Val di Zoldo), 14 settembre 2021

Eminenza Reverendissima, signor cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, presidente della «Conferenza Episcopale Italiana»,

Eccellenze Reverendissime, mons. Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena – Nonantola e vescovo di Carpi; mons. Giuseppe Andrea Salvatore Baturi, arcivescovo di Cagliari; mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, vice presidenti; e mons. Stefano Russo, vescovo emerito di Fabriano – Matelica, segretario generale,

molti cattolici italiani hanno la sensazione, netta e perdurante nel tempo, di essere stati abbandonati, nel corso dell’ultimo anno e mezzo, da voi vescovi, loro Pastori, e io stesso ho dovuto prendere atto con dolore, le volte in cui ve l’ho scritto, che avevate fatto delle mie parole carta straccia o, almeno, avreste voluto che fosse così, nascondendovi da vili dietro un muro, invisibile ma potente, di silenzio.

Eppure, carissimi confratelli, le mie parole sono scritte, sono pubblicate, sono lette, resteranno! Oggi non vi è più possibile isolare un prete in una qualche Barbiana; peccato, vero? L’ultima lettera ha avuto decine di migliaia di lettori, di ogni parte d’Italia, e moltissimi mi hanno contattato direttamente; solo voi non mi avete risposto e, con voi, qualche confratello che, come corvo nero in tonaca svolazzante all’esterno del duomo di Belluno, non ha avuto neppure la forza di dirmi: «Buongiorno!», tant’era indignato con me, che non seguo la regola gesuitica del: «In foro interno pensa quel che vuoi, ma in foro esterno uniformati e obbedisci». L’Italia ha letto quel che ha scritto don Floriano, l’Italia tutta ha atteso invano la risposta dei vescovi, ovunque gli Italiani hanno udito il vostro silenzio, li avete confermati nel terribile dubbio che, quando non le gradite, fate delle loro parole carta straccia. E intanto, vi riempite la bocca di parole quali carità, solidarietà, fratellanza, accoglienza, tolleranza, misericordia, integrazione, modernizzazione, dialogo, e ripetete frasi-slogan del tipo: «Non fare muri», «Andare verso gli ultimi», «Chiesa in uscita», «Chiesa ospedale da campo».

Quando, camminando in montagna verso un’unica meta, ad esempio un rifugio alpino, qualcuno resta indietro o qualche altro, più ardito, vorrebbe intraprendere cammini non previsti, legittimi ma che gli altri del gruppo non se la sentono di intraprendere, l’attenzione alle singole persone comporta, per i più robusti e creativi, di rallentare il passo, di sospendere il proprio progetto, e fare tutto ciò non da permalosi ma con gioia, convinti che l’attendersi sia un rendere vivo e palpabile quel clima di solidarietà e amicizia vicendevole che è il valore fondante del gruppo e la sua prima regola di comportamento. Se ciò vale per ogni aggregazione umana, anche non cristiana, tanto più dovrebbe valere nella Chiesa. Il problema della Chiesa italiana, però, siete voi vescovi, voi, con il vostro non ascoltare i fedeli, se non quelli che vi fa comodo ascoltare, non tutti.

Ne è prova la vostra lettera dell’8 settembre c.a., intitolata, tra l’astratto e l’ideologico: «Curare le relazioni al tempo della ripresa». Non è possibile leggerla senza sentirsi ribollire il sangue e avere la sensazione di conati di vomito! Sapete benissimo che molti fedeli non se la sentono di farsi vaccinare, se fosse un camminare in montagna potremmo dire che hanno il fiatone a seguirvi. E voi, loro Pastori, che fate? Ripetete loro pappagallescamente, servilmente e acriticamente, come verità incontestabile, la filastrocca governativa a sostegno delle pseudo-vaccinazioni, filastrocca che già Mario Bergoglio ha sposato in pieno, lasciando tutti sbigottiti, persino i non credenti. Scrivete, infatti: «Nella cura della relazione pastorale non deve mai mancare l’attenzione massima alle persone che s’incontrano e che s’intende servire come operatori. Tale attenzione diventa gesto di amore anche attraverso la scelta di vaccinarsi. Papa Francesco, nel videomessaggio ai popoli dell’America Latina del 18 agosto 2021, ha ricordato che “vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli”. Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo il 20 agosto 2021 alla sessione di apertura della 42ª edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, ha sottolineato che “il vaccino è lo strumento più efficace di cui disponiamo per difenderci e per tutelare i più deboli e i più esposti a gravi pericoli”». 

Quante belle parole e insieme: quante falsità! Sapete meglio di me che l’intervento di papa Francesco è, alla pari di molte sue esternazioni, di valore dottrinale assai limitato, come ad ogni piè sospinto appare a tutti la modestia della sua preparazione teologica. Sapete pure che Mattarella non ha altra autorità al di fuori di quella istituzionale e, al più, privata di giurista, per cui non può essere citato (da vescovi, poi…) come autorità morale. Perché, dunque, fingete di non sapere questo e ricorrete all’argomento dell’autorità, che è sempre così insufficiente e può essere usato solo come estrema ratio? Se avete altri argomenti, di solida teologia morale e non solo d’autorità, per indurci al “vaccino”, sono quelli che avete lo stretto obbligo di presentarci, ma a quanto sembra non li avete!  

Spiegarci, una buona volta, in cosa consisterebbe mai quel tanto decantato ma inesistente «atto di amore» che si farebbe iniettandosi alla cieca un siero genico la cui componente è protetta dal segreto di Stato, che il bugiardino stesso dice però essere ricavato partendo da cellule di feti (cioè di esseri umani) volontariamente uccisi, ed è un siero che lo Stato cerca in tutte le maniere di imporre però poi fa firmare come fosse stato liberamente chiesto dal vaccinato, con la sottoscrizione obbligatoria di una liberatoria, a favore dello Stato, delle case farmaceutiche e dei medici vaccinatori, da ogni conseguenza penale; un siero che è diffuso procurando incredibili guadagni in milioni di euro, per cui qualche dubbio di corruzione sarebbe legittimo, quando non fosse già provato che tale corruzione c’è stata. Spiegateci, Pastori delle nostre anime, il perché dobbiamo farlo e lo faremo; ma non potete pretendere obbedienza cieca, e rispondete alle domande e alle obiezioni che vi abbiamo opposto! Grazie.

don Floriano Pellegrini

Foto propagandata dai vescovi italiani, come fosse normale far scuola o catechismo in queste condizioni: che Dio li perdoni! E, ancor più, li faccia pentire e convertire!

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