La storia di un elefante e di sua madre intrappolati nel fango

LA STORIA DI UN ELEFANTE E DI SUA MADRE INTRAPPOLATI NEL FANGO

Oggi è una giornata veramente primaverile. La storia è successa nello Zambia ed è tratta dal link: https://www.soolide.com/it/6477?utm_source=tbit&utm_campaign=1959261utm_source=tbit&utm_campaign=1959261&utm_medium=referral&utm_term=pavlovsky-dobuhdoit . Non tutte le foto erano scaricabili, ma solo queste.

Dopo aver visto un elefantino e sua madre intrappolati in una fossa, il personale del Kapani Safari Lodge ha dovuto reagire. Con il calore, il fango si asciugava e intrappolava gli elefanti per sempre se non facevano nulla. L’elefantino era probabilmente intrappolato per primo quando sua madre cercò di salvarlo, intrappolandola a sua volta. L’istinto materno è più forte di qualsiasi cosa, quindi è normale che la madre volesse salvare il suo bambino. Sfortunatamente, entrambi sono rimasti intrappolati. Un incidente che sarebbe stato fatale se il personale non avesse fatto nulla per questi animali. I minuti sono andati sempre più veloci e tutti erano consapevoli del pericolo, tutti pensavano che non avessero possibilità…

Hanno pianto e fatto molto rumore, che ha attirato l’attenzione del gregge che si trovava nelle vicinanze, ma il loro aiuto non ha avuto successo. Dopo lunghi minuti di sofferenza, hanno finalmente ottenuto un aiuto professionale. Un gruppo di agenti del parco arrivò rapidamente sulla scena! Addestrato e competente, la situazione non era meno eccezionale per la squadra.

Come ti abbiamo detto, il caldo era intenso e il fango si asciugava sempre più velocemente, la trappola mortale si stava chiudendo. La speranza di far uscire questi elefanti stava diventando sempre più sottile. La South Luangwa Conservation Society e le autorità locali per la protezione della fauna selvatica hanno iniziato a pianificare la missione di salvataggio.

Hanno provato tutti i mezzi a loro disposizione: corde, macchine, forza umana. L’elefantino era spaventato e voleva disperatamente stare con sua madre. Questa missione era pericolosa e difficile. Inoltre, l’agitazione degli animali non ha aiutato le cose, ma chi può biasimarle?

L’elefante era particolarmente resistente perché voleva restare con sua madre. Il compito era molto difficile per i soccorritori perché era il turno della madre di resistere. Questo è normale, in un tale caos, la madre stava cercando a tutti i costi di proteggere il suo bambino. Ma è successa una cosa inaspettata …

Dopo diversi tentativi, il piccolo elefante si liberò. Ma l’amore di un bambino per sua madre è anche molto forte, così è saltato di nuovo nel fango, intrappolandolo di nuovo. Alla fine i soccorritori lo hanno rilasciato, piangendo per sua madre. Ma le cose non sembravano buone per la madre.

Per salvare la madre, era necessario rimuovere l’elefante, perché ostacolava l’operazione. Era molto difficile inseguirlo, ma era necessario. L’elefantino si unì infine alla mandria. Era tempo di salvare anche la madre. Non poteva più colpirli con il suo baule, perché era sfinita e sembrava pronta a rinunciare…

Rachel McRobb era uno dei soccorritori del South Luangwa Conservation Society team. Ha detto che «gli ambientalisti pensano che l’uomo non dovrebbe interferire con l’ordine naturale». Questa frase è molto difficile da ascoltare in questo tipo di situazione, stare lì a guardare senza intervenire, di fronte a questa scena straziante.  «Dovremmo permettere alla natura di fare il suo corso, per quanto crudele o sinistra possa sembrare», disse Rachel. Lei concorda sul fatto che, a meno che il problema non venga creato dagli umani, come gli animali intrappolati in una recinzione o una trappola, non dovrebbero intervenire. Ma non era una situazione come le altre.

Nonostante la sua opinione sull’ordine naturale, non sopportava nemmeno questa scena. Semplicemente non potevano lasciare morire 2 elefanti innocenti senza nemmeno tentare di salvarli, semplicemente non era immaginabile. Era anche quello che tutte le persone intorno, che potevano semplicemente lasciarli morire così…

Molto pesante, salvare la madre era molto più complicato che salvare il piccolo. Alla fine hanno deciso di usare un trattore. A causa di una piccola forza lavoro, era l’unica soluzione. L’operazione è stata molto delicata. Procedevano con precisione, avendo cura di sistemare bene le corde per evitare di ferire la madre. E la macchia non era semplice.

Delicatamente, ma sicuramente, si poteva osservare la progressione, anche la madre lo sentiva. Esausta mentalmente e fisicamente, questa madre non era pronta a rinunciare, dopo tutti gli sforzi fatti, è andata a trovare nel profondo di lei questa spinta di energia, volontà e amore per suo figlio uscire da questa trappola. La seguente foto è davvero toccante!

Esausta, trattenendo a malapena le sue tre gambe tremanti, la madre si stava dirigendo verso il gregge per trovare il suo piccolo elefante. L’elefante pianse per lei mentre il gregge attese dietro gli alberi. La scena era molto commovente e il piccolo non era l’unico a piangere. Dopo una tale lotta, tutti furono finalmente sollevati. La missione salvataggio ha richiesto più di due ore.

FOTO DI CITTÀ E AMBIENTI PARTICOLARI

Foto tratte da: http://yaperiodico.com/top_countries_americans_abroad/?utm_source=facebook&utm_medium=social .

Praga
Nuova Zelanda
Monaco di Baviera
Costa Rica
Thailandia
Francia
Canada
Corea del Sud
Uruguay
Stoccolma, Svezia

UNA STORIA COMMOVENTE DAL MONDO DI MADRE NATURA

Da: https://www.graduatez.com/view/bear-cubs-it/?src=taboola&utm_source=taboola&utm_medium=novanina-yaperidico&utm_campaign=1809837&utm_key=28&utm_term=GZ_D_IT_bear-cubs-it_gil_l_72823 , ho rilevato un articolo fotografico, del 27 gennaio 2019, intitolato: «Una storia commovente dal mondo di Madre Natura». Non tutte le foto erano scaricabili.

Avete presente quando a volte ci si fa prendere così tanto da un documentario sulla natura selvaggia da sentirsi del tutto coinvolti nelle storie degli animali? Vi sentirete così leggendo questo articolo. Perché non è solo un articolo, ma una storia su come si affrontano le avversità, sul potere della natura e sulla gentilezza degli sconosciuti. Continuate a leggere per saperne di più sull’eroica storia di una mamma orsa e dei suoi due cuccioli che, sfidando ogni probabilità, hanno attraversato a nuoto un lago ghiacciato della Russia. Non è andata come previsto, però. Leggete per conoscere questa eroica storia.

Questa storia parla di sacrificio e speranza, paura e perdita. Tratta dell’implicito legame di una famiglia amorevole e di due specie diverse che agiscono insieme per salvare delle vite.

Quando una mamma orsa ha lasciato i cuccioli ormai spacciati in mezzo a un lago freddissimo, i piccoli avevano bisogno di essere salvati. Per fortuna alcuni uomini che pescavano nelle vicinanze si sono imbarcati in una missione di salvataggio – ce l’hanno fatta?

Il racconto inizia sulle acque dolci di un lago che si chiama Vygozero, nella zona nordoccidentale della Russia. È uno specchio d’acqua così incredibilmente freddo che le temperature possono raggiungere i -4 gradi Fahrenheit, cioè i -20 gradi Celsius (ovviamente non è una meta popolare per lo sci nautico!). Data la vastità del lago e viste le temperature gelide, per nuotarci è decisamente troppo freddo, sia per gli esseri umani che per la maggior parte delle altre creature (pesci esclusi!). Pare impossibile attraversarlo da sponda a sponda senza prendersi un bel colpo di freddo. Tenendo presente la cosa, continuate a leggere per scoprire che cos’è successo ai cuccioli di orso bloccati in questo freddo lago che non perdona.

Non è chiara, e potremmo anche non conoscere mai, la ragione per cui mamma orsa ha deciso di attraversare quelle acque con i suoi cuccioli appena nati. Comunque l’istinto materno è potente nella maggior parte delle specie, soprattutto negli orsi. Perciò, quando ferma sulla sponda del lago, dopo aver sentito il morso dell’acqua fredda, ha deciso di tuffarcisi comunque, ci chiediamo quale motivazione la spingesse. Si trattava di una femmina di orso tosta – che purtroppo però ha messo i suoi due piccoli in pericolo, non avendo capito che probabilmente loro non erano tosti quanto pensava.

Purtroppo la decisione di tuffarsi nel lago con i due cuccioli non è stata buona. Con i piccoli aggrappati alla sua schiena, la forza e la volontà che possedeva non erano sufficienti nella temperatura gelida. Cominciarono il viaggio attraverso il lago, ma dopo un po’ divenne fin troppo chiaro che non sarebbe riuscita a proseguire portandoli di peso, e che i cuccioli non sarebbero riusciti a starle dietro. I cuccioli finirono lontano, al centro del lago, dimenandosi per salvare la pelle senza nessuna idea di dove andare.

Adesso la storia prende una strada dolorosa. Le mamme orse sono note per essere altruiste, disposte a sacrificare loro stesse per la prole quando l’istinto materno prende il sopravvento. Però non è stato questo il caso. A prescindere dalle intenzioni iniziali, alla fine ha scaricato i cuccioli e si è allontanata a nuoto, lasciandoli inermi nell’acqua. La decisione può lasciare perplessi gli osservatori della vita selvaggia, ma quando si tratta di vita e di morte, in natura, nel caso di questa mamma orsa l’istinto di sopravvivenza sembra aver prevalso su quello materno.

Dobbiamo difenderla però, perché sotto la superficie del lago c’era una corrente fortissima nella quale era difficilissimo nuotare. Lei ci aveva provato, ma alla fine, dopo aver lottato con la corrente portando i cuccioli sulla schiena, mamma e piccoli si erano ritrovati separati. Dopo la separazione aveva cercato di salvarsi, probabilmente sperando che i cuccioli riuscissero a farcela da soli. Dopo aver nuotato per un po’, mamma orsa alla fine è riusciva ad arrivare a terra sana e salva. Purtroppo, senza i suoi cuccioli.

Quindi adesso abbiamo i cuccioli da soli, esausti e disperati nel lago gelato. Come sopravvivranno ora che la loro madre – la loro protettrice – li ha abbandonati? Le probabilità erano tutte contro di loro, soprattutto dato che gli orsi giovani di solito non hanno molta esperienza nel nuoto in un ambiente così freddo.

Riuscite a immaginare cos’è stato per quei cuccioli? Il terrore e il panico che passano per la testa mentre le acque fredde li inondano? Anche se non si tratta di esseri umani, annaspare per tenersi a galla guardando la morte in faccia basterebbe a terrorizzare qualsiasi essere vivente.

Quando tutto sembrava senza speranza per i piccoli, magicamente apparve una barca. La situazione si fece subito chiara – era una corsa contro il tempo per salvare dall’annegamento i piccolini spaventati. I pescatori sapevano che c’era qualcosa che non andava. Senza una mamma orsa in vista, sapevano di dover fare qualcosa loro per salvarli. Potevano farcela?

A mano a mano che la barca si avvicinava ai cuccioli, la situazione disastrosa divenne chiara. I piccoli erano incredibilmente stanchi, e lottavano per tenere le teste sopra al pelo dell’acqua, e l’equipaggio non sapeva come tirarli fuori da lì in sicurezza. Curiosamente, la barca era un’imbarcazione da pesca. Ironicamente, invece di prendere pesci adesso speravano di prendere due cuccioli di orso.

Anche se mamma orsa aveva lasciato i piccoli nell’acqua, era ancora vicinissima alla spiaggia, a osservare tutta la scena in svolgimento. Dato che si trattava di un’orsa piuttosto grande, i pescatori non sapevano bene se procedere o meno, temendo per la loro stessa vita. L’orsa poteva ancora avere un istinto materno forte, e temevano che avrebbe potuto cercare di intervenire e arrampicarsi sull’imbarcazione. Anche se il tempo a loro disposizione stava finendo, dovevano aspettare che la madre si trovasse a distanza di sicurezza. In attesa, i pescatori decisero di pensare a un piano per tirar fuori i cuccioli dall’acqua. Qual era il modo migliore di gestire la situazione? Quale sarebbe stato il modo migliore di sottoporre loro stessi e i cuccioli al minor pericolo possibile? Dovevano affrontare la situazione con cautela, perché sarebbe potuto capitare di tutto. Anche se si trattava solo di cuccioli, erano comunque cuccioli di orso.

Perché a casa nessuno avrebbe creduto a quel che era accaduto ai pescatori durante una battuta di pesca qualsiasi. Immortalare tutto è stata una buona idea – è per questo che abbiamo potuto raccontare questa storia! I pescatori hanno ripreso tutta l’interazione tra i cuccioli e la barca. Poco dopo uno degli orsi ha cercato di salire in barca da solo, allungando le zampe.

Il fianco della nave era troppo alto per il piccolino, e per quanto ci abbia provato non è riuscito a salire da solo, soprattutto per la debolezza che lo aveva colto dopo aver cercato di restare a galla nell’acqua per tanto tempo. Per fortuna i pescatori hanno dato il via al loro piano, usando l’attrezzatura da pesca come strumento per afferrare l’orso. Alla fine un pescatore se n’era uscito con il piano di usare l’attrezzatura da pesca per bloccare i cuccioli e portarli a bordo. Gli orsi hanno denti incredibilmente aguzzi e un morso potente. Quindi, invece di tirare l’orso a bordo, il piano era lasciare che il cucciolo usasse la bocca come leva per issarsi da solo sull’imbarcazione. All’inizio sembrava che il piano avrebbe funzionato, ma l’orso era ancora un po’ troppo lontano dalla barca per riuscire a issare tutto il corpo. Perciò, anche se i pescatori temevano per la loro stessa vita tirando su fisicamente l’orso, non potevano neanche star lì a guardare. Era una questione di vita o di morte, e decisero di dover intervenire.

Se i pescatori si fossero sporti troppo, avrebbero rischiato di essere tirati giù dall’orso, cadendo così nell’acqua gelata o peggio – venendo attaccati e mutilati. Ma che cosa potevano fare? Decisero di credere che i cuccioli avrebbero lavorato con loro per assicurarsi che il salvataggio andasse a buon fine. I pescatori speravano che non si facesse male nessuno. Tra i pescatori e il cucciolo di orso parve stabilirsi una connessione non verbale che fece procedere le cose. Uno scambio di sguardi e un momento di connessione con quella vita vulnerabile fu tutto ciò di cui ebbero bisogno i pescatori per accettare il rischio, sporgersi e fare tutto ciò che potevano per salvare il cucciolo. E così venne messo in azione un altro piano. Anche se, col senno di poi, sembra semplice, in quel momento di grandi rischi e adrenalina a mille, è comprensibile che non ci provarono prima. Usarono le reti da pesca per cercare di tirar fuori dall’acqua l’orso – proprio come avrebbero fatto con un normale pesce, se non si fossero imbattuti in quei cuccioli abbandonati.

La preoccupazione maggiore in questo caso era che le reti da pesca erano progettate per catturare pesci – non pesanti cuccioli di orso. Ciononostante furono disposti ad accollarsi il rischio di rompere la rete, se la cosa avesse dato loro la possibilità di salvare i cuccioli, perciò procedettero col piano. Buttarono la rete in acqua e cominciarono col primo cucciolo, che cercarono di catturare e avvolgere con le loro mani. Il tempo stava finendo, e il cucciolo si stava stancando sempre di più. Anche se i pescatori avevano buone intenzioni, i cuccioli spaventati potevano non saperlo e attaccarli per paura. E gli uomini che cosa dovevano fare? Dovevano cercare di calmare il cucciolo a sufficienza da portarlo a bordo sano e salvo. I pescatori si accorsero presto di quanto fosse pesante un cucciolo. Almeno erano grati che fossero ancora giovani – pensate se nell’acqua ci fosse rimasta incastrata mamma orsa! Lo sapevate che un orso adulto può arrivare a pesare fino a 590 chili?! Un sacco di roba. Non sarebbero mai riusciti a issarne uno su una rete da pesca. Questi erano ancora cuccioli, ma erano più pesanti del normale per via del pelo bagnato.

Fu un bene che quei pescatori fossero abituati alle difficili condizioni del clima freddo del luogo, perché tirare la rete da pesca con il primo cucciolo fu una vera lotta. Dovettero appellarsi a tutte le loro forze, sia fisiche che mentali, per aiutare l’animale. Dopo un bel po’ di tempo passato a tirare e tirare, il cucciolo alla fine fu abbastanza vicino alla barca per arrampicarsi su. La situazione finalmente stava cominciando a migliorare. Alla fine fu un successo! Riuscirono a issare il primo cucciolo sull’imbarcazione, ma non era ancora giunta l’ora di festeggiare. Avevano ancora un altro cucciolo da salvare e il tempo a loro disposizione stava finendo. Il secondo orso aveva lottato per tenersi a galla per tutta la durata del primo salvataggio. Il secondo cucciolo era più lontano dalla barca del primo, quindi i pescatori dovevano cercare di avvicinarglisi per recuperare anche lui.

Dato che erano riusciti a salvare con successo il primo cucciolo, i pescatori erano ottimisti col secondo. Però dovevano darsi una mossa. Adesso che avevano un metodo di recupero con la rete che funzionava, il processo sembrò più facile della prima volta, con gran sollievo di tutti. Dopo aver raccolto le forze per continuare a tirare, i pescatori riuscirono a issare sulla barca anche quel piccoletto. Ora erano stanchi quanto gli orsi, dopo tutto il lavoraccio fatto. Con i due cuccioli di orso sani e salvi a bordo, i pescatori rimasero con una grossa domanda a cui rispondere. Che cosa fare adesso? Anche se erano salvi dall’imminente pericolo dell’annegamento, i cuccioli non erano in forma ottimale. Erano esausti, infreddoliti e bagnati. Erano anche confusi e in un ambiente totalmente nuovo. I poverini tremavano di freddo e paura. Quello era probabilmente il loro primo contatto con degli esseri umani. Raggomitolati in un angolo, i cuccioli sentivano davvero molto la mancanza della madre.

I pescatori sentivano di aver legato davvero con quei piccolini. Una disavventura così intensa aveva unito uomo e orso, e vederli infreddoliti e bisognosi di conforto probabilmente fece passare nelle loro menti l’idea di tenerli con sé per confortarli. Ma sapevano anche che la loro madre sarebbe stata nei paraggi, in attesa di riunirsi con i suoi piccoli. Dovevano fare la cosa giusta.

Poi ci fu il problema di dove portarli. Dovevano scoprire dove se n’era andata mamma orsa. Ma qualcuno di loro se lo ricordava dopo tutto il clamore del salvataggio dei cuccioli? Perlustrarono il pezzo di terra dove avevano visto mamma orsa prendere rifugio. Dopo un po’ di tempo, finalmente uno dei pescatori la trovò. Puntarono alla spiaggia, sperando che la madre fosse ancora lì. Quello era il momento in cui tutto si sarebbe risolto – o in modo pericoloso e terrificante, o come una riunione amorevole. Mentre i pescatori si avvicinavano alla spiaggia, non sapevano come avrebbero reagito i cuccioli e mamma orsa. Si sarebbe precipitata alla barca per dilaniare gli uomini? I cuccioli avrebbero calpestato gli uomini per andare dalla loro madre? Dovevano essere coraggiosi e fare la cosa giusta, perciò avvicinandosi si prepararono per ciò che sarebbe potuto accadere.

Ci fu un piccolo anticlimax, però, quando mamma orsa non arrivò nel momento in cui gli uomini attraccarono. Avevano la sensazione che fosse vicina – forse che li stesse osservando da dietro gli alberi per vedere che cosa avessero intenzione di fare. Sapevano che il prossimo passo però era lasciar andare i cuccioli – presto l’odore li avrebbe condotti dalla madre. I pescatori portarono gli stanchi e deboli cuccioli sulla terra per lasciarli in sicurezza. Ma aspettate un attimo, davvero mamma orsa non viene? O sull’altra sponda sta succedendo qualcosa?

I pescatori non sapevano bene che cosa fare. Mamma orsa non sembrava voler venire incontro ai cuccioli, e temevano che i piccolini non ce l’avrebbero fatta da soli con quel tempo freddo e rigido. I pescatori non sapevano bene che cosa fare, quando all’improvviso videro del movimento sull’altra sponda. Pareva che la madre dei due cuccioli che avevano salvato fosse entrata in acqua e avesse preso a nuotare verso di loro. Cosa fare adesso?

Mamma orsa nuotava sempre più veloce, così i pescatori si chiesero perché non fosse stata in grado di farlo con i cuccioli. Forse era troppo difficile per lei nuotare con due piccoli, ma adesso che nuotava sola forse le era possibile attraversare il lago. Con ogni secondo che passava, mamma orsa si avvicinava sempre di più. Erano felici di vedere che stava arrivando per i suoi cuccioli. D’altra parte, i pescatori erano anche spaventati a morte che mamma orsa prima di tutto andasse da loro per vendicarsi perché le avevano preso i cuccioli. Sapevano di avere appena salvato la vita ai piccolini, ma mamma orsa la pensava alla stessa maniera?

I pescatori non volevano mettere in pericolo le loro vite, perciò lasciarono i cuccioli, tornarono alla barca e sperarono per il meglio. Avviarono il motore, e allontanandosi tennero d’occhio da lontano ciò che stava accadendo. Quando mamma orsa fu sul punto di arrivare alla spiaggia per vedere i cuccioli, partirono pacificamente. Guardando la spiaggia, gli uomini videro mamma orsa raggiungere la spiaggia, e seppero che non avrebbe lasciato i suoi cuccioli una seconda volta.

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