MORA, Una concezione capovolta, oscurantista e individualista di libertà

Post del prof. Francesco Mora, del 27 dicembre 2021, sulla sua pagina Facebook.

Il progressista liberal odia la libertà e ama la trasgressione. Il suo modello è una tirannia distopica alla Huxley, dove tutti i limiti vengono indiviualmente trasgrediti, tranne quelli che il vero potere impone dispoticamente. In quel caso, allora, obbedienza assoluta.

Ne dà un perfetto esempio il critico Emanuele Trevi sul «Corriere della Sera» di oggi. Trevi con somma ipocrisia invoca l’eutanasia chiamandala «legge sul fine vita» ed elogia Marco Cappato come se fosse un eroe, salvo poi sostenere che rifiutare una terapia non è «un diritto civile». Ammazzarsi – anzi farsi ammazzare dallo Stato – è per Trevi «un diritto civile». Rifiutare una terapia non lo è.

Solo il più grande oscuratismo spirituale può condurre a una tale concezione capovolta della libertà. Per cui libertà diventa il rifiuto individualista di ogni limite umano e divino (eutanasia, aborto, matrimoni omoerotici, genitori 1 e 2, gender, droga libera, eccetera), tranne quelli che impone il vero potere, che oggi è il più vile: quello della finanza, del capitale, cioè dei poteri forti della ricchezza, del denaro.

La plutocrazia regna sovrana. E il liberal-progressista ubbidisce, contento di ubbidire. Perché ama la trasgressione, ma odia profondamente la libertà.

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