Nel ricordo di don Francesco Silvestri

Questo il comunicato stampa che ho diffuso ieri.

Al mattino di domenica 29 agosto s’è conclusa l’esistenza terrena di don Francesco Silvestri. Sono quasi quarant’anni che ci conoscevamo, poiché, terminato il seminario nel 1980, venni mandato a Calalzo e dal 1980 al 1985 feci religione in quattro sezioni delle Medie (le due separate di Calalzo e le D e E di Pieve). Francesco le aveva terminate da poco e aveva lasciato di sé un ricordo brillante. Di lì a qualche anno il buon ricordo divenne ammirazione, quando si apprese che aveva scelto di entrare in seminario e diventare prete. Di intelligenza luminosa, di volontà decisa, era di cuore grande, schietto e sincero nel desiderio ardente di servire Cristo e la Chiesa e, nello stesso tempo, umile, sensibile, persino quasi remissivo, perciò, per certi aspetti, indifeso e vulnerabile. Sapeva sostenere, illuminare e guidare ma aveva bisogno, pure lui, di essere valorizzato e affiancato nella sua umanità, nell’affettività, nella sensibilità e nell’intelligenza. Mi rincresce che ciò, a mio parere, non sia avvenuto, non sia avvenuto, nonostante tutto. Ricordare com’era il Francesco Silvestri conosciuto a Pieve e vederlo poi, negli ultimi anni, incupito, inquieto, profondamente trasformato, ripiegato su di sé, nell’intimo, sia pure dietro l’abituale sorriso, e non sapere che fare, da parte mia, per farlo uscire da questa situazione, mi era motivo di sofferenza. La sua vicenda umana, prematuramente conclusasi per una malattia incurabile, lascia aperti o, meglio, deve aprire, alcuni interrogativi seri sul come le diocesi di questo disastroso post Concilio Vaticano II “gestiscano” l’umanità di coloro che, giovani d’oggi, consacrano sé stessi nel sacerdozio. Ci sono dei punti, e sono essenziali, sui quali non si vuole mai parlare; ma che si aspetta a farlo? Sii nella pace di Dio, Francesco, amato!

Don Floriano Pellegrini

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MORTO QUESTA MATTINA DON FRANCESCO SILVESTRI

Articolo e foto del 29 agosto 2021, tratti dal blog del settimanale diocesano, al link: https://www.amicodelpopolo.it/2021/08/29/morto-questa-mattina-don-francesco-silvestri/ – Il titolo è all’originale. Ad oggi l’articolo è stato letto da ben 6.712 persone.

Questa mattina, domenica 29 agosto, si è spento, all’hospice «Casa Tua Due» dell’ospedale di Belluno, don Francesco Silvestri. Originario della parrocchia di Tai di Cadore, aveva 57 anni (era nato a Pieve di Cadore il 10 giugno 1964, figlio di Mario e di Fulvia Cian). Nel tratteggiarne la figura il sito diocesano ricorda che dopo la maturità scientifica, nell’autunno del 1983 don Francesco entrò nel Seminario di Belluno. Completati gli studi teologici, venne ordinato presbitero nella chiesa di Pieve di Cadore il 10 giugno 1989. Il vescovo Dùcoli lo inviò subito a Roma a perfezionare la sua formazione, fino a conseguire la licenza in teologia morale e poi quella in psicologia, competenza per la quale conseguì anche l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologo.

Rientrato in diocesi, svolse per alcuni mesi il suo ministero a Santa Giustina, prima come vicedirettore del Centro Papa Luciani (1993-1994) e poi come vicario parrocchiale (1994-1997). Don Francesco svolse altri ministeri in diocesi, finché nel 2001 il vescovo Savio si adoperò perché assumesse l’incarico di assistente nazionale dell’Azione Cattolica, incarico che durò fino al 2006. Tornato in diocesi, assunse la cura dei preti giovani e poi della formazione permanente dei presbiteri, incarico durato fino ad oggi.

Fu soprattutto apprezzato insegnante di psicologia e morale in Seminario e in particolar modo presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSR), prima in quello di Belluno (di cui fu anche direttore), e poi presso quello di Treviso, fusi dal 2017 nell’unico ISSR «Giovanni Paolo I»; ha insegnato anche presso l’ISSR «Romano Guardini» di Trento. Nel contempo svolse il ministero di parroco di Perarolo fino al 2015; in seguito fu rettore della chiesa di San Rocco a Belluno e dal 2016 al 2019 pro-rettore del Seminario Gregoriano di Belluno. Dall’autunno del 2019 era vicario parrocchiale di Agordo, La Valle Agordina e Taibon Agordino.

Nel marzo 2020, proprio all’inizio della pandemia, la sua salute richiese accertamenti che portarono a un impegnativo percorso di cure oncologiche. Per alcuni mesi si ritirò nel monastero di Pennabilli e presso il santuario del Nevegal, continuando per quanto era possibile la docenza online.

Il vescovo Renato, il vescovo emerito Giuseppe, l’intero presbiterio, i diaconi e le tante persone che hanno apprezzato e in questi mesi hanno pregato per don Francesco – informa ancora il sito diocesano – ora si stringono alle sorelle e ai parenti tutti e con preghiera unanime chiedono al Signore Gesù di accogliere questo suo servo presbitero nel suo abbraccio di amore, laddove ritroverà i genitori e il fratello.

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RUFFILLI, LA COMMOZIONE DEL VESCOVO NELL’ADDIO A DON FRANCESCO: «ERA IL NOSTRO GUARITORE FERITO»

Articolo di Fabrizio Ruffilli, di oggi 2 settembre 2021, tratto da: https://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2021/09/02/news/la-commozione-del-vescovo-nell-addio-a-don-francesco-era-il-nostro-guaritore-ferito-1.40659338 – Il titolo e la fotografia sono all’originale, il sottotitolo dice: «Centinaia di persone in duomo per l’ultimo saluto al sacerdote. Mons. Marangoni: “Ricordo il suo ultimo abbraccio di evangelica gioia”».

BELLUNO. Centinaia di persone nella cattedrale del Duomo per l’ultimo saluto a don Francesco Silvestri. A sottolineare la sua straordinaria figura di «guaritore ferito» è stato il vescovo Renato Marangoni, che ha letto alcune parole contenute nell’ultima lettera scritta dal sacerdote dal santuario del Nevegàl, dove si era ritirato negli ultimi tempi: «Don Francesco scrive per ringraziare i tanti che gli hanno fatto arrivare parole di vicinanza e di affetto, parole che lo hanno fatto sentire ancor più parte di una grande comunità», ha detto il vescovo, «ma siamo noi a ringraziare lui. E le tante persone accorse per salutarlo sono la testimonianza di quanto tutti gli volessero bene».

Monsignor Marangoni ha poi ripercorso l’ultimo incontro con don Francesco, pochi giorni prima della sua scomparsa a soli 57 anni: «Durante il nostro ultimo incontro, don Francesco stava ripercorrendo la sua esistenza umana e di credente. Mi colpì profondamente un suo sorriso, che mi sembrò un abbraccio di evangelica gioia. Era la sua risposta al mio dirgli come nella vita avesse ricevuto i semi di bene, che aveva poi saputo ben seminare ovunque; penso che l’affetto delle tante persone qui oggi ne sia la testimonianza».

Durante la funzione è stato accostato alla bara un dipinto che don Francesco aveva contemplato a lungo negli ultimi momenti di vita. Si tratta di un “guaritore ferito”, realizzato da suor Elena, del monastero di Pennabilli, in vista dei giorni di fraternità e di formazione per il presbiterio: «In realtà l’autore è don Francesco», racconta il vescovo, «durante la lunga pandemia avevamo cercato una figura sulla quale riflettere ed eccola, finalmente: il guaritore ferito, una figura che don Francesco incarnava profondamente, al pari del buon samaritano. Come mi è stato suggerito in un messaggio ricevuto dopo la sua scomparsa, don Francesco è passato tra noi lasciando una scia luminosa di bontà».

«È stato un amico sincero», ha ricordato infine il vescovo, «per noi le orme lasciate da Dio restano indecifrabili, per lui, invece, negli ultimi giorni erano divenute chiare e ora anche lui cammina sulla scia del Signore».

Quel «quinto dei sei figli di Mario e Fulvia, che avevano il distributore a Tai di Cadore, al bivio per Cortina», come si era presentato scherzando alla comunità agordina al momento del suo trasferimento in zona, era entrato in seminario dopo la maturità scientifica, nel 1983, ed era diventato prete nel giugno del 1989. Studente a Roma, nel 1993 aveva conseguito le licenze in psicologia e in teologia morale, prima di iniziare a fare il professore in seminario e all’istituto di scienze religiose di Belluno del quale, nel 2005, aveva anche assunto la direzione vivendo in seminario. Negli ultimi anni era stato pro-rettore proprio del seminario e docente di teologia e psicologia a Treviso e a Trento. Nel 2020, dopo la scoperta del tumore e l’avvio del percorso di cure oncologiche, per alcuni mesi si ritirò nel monastero di Pennabilli e al santuario del Nevegal, continuando per quanto era possibile la docenza online.

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VIDEO SUL DIALOGO INTERRELIGIOSO CATTOLICO-ISLAMICO

«Quaderni Bellunesi» ha pubblicato, il 14 novembre 2011, quando era Papa Benedetto XVI (cfr. al link: https://youtu.be/7aQoXuu8O3Q) un video con un’intervista a don Francesco Silvestri su: «Il dialogo interreligioso cattolico-islamico». Nel suo breve intervento, don F. S. fa una sintesi del convegno, sullo stesso tema, svoltosi al centro diocesano di Col Cumano di Santa Giustina, al quale era intervenuta l’islamologa Livia Passalacqua e avevano partecipato (purtroppo, dico io) un centinaio di sacerdoti diocesani. Alla data di oggi tale video ha però avuto, per fortuna, solo 1.212 visualizzazioni.

Insomma, il don F. S. era uno che non amava la sana tradizione della Chiesa, ma galoppava l’onda dell’ecumenismo e del dialogo, cioè gli errori e i veleni del Concilio Vaticano II. Era persino anti-indipendentista e favorevole a Garibaldi e, in occasione dei presunti 150 anni di unità d’Italia organizzò delle manifestazioni inneggianti a tale unità. Non serve aggiunga altro, ci siamo intesi…

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