2 settembre 2020, b

Ragiona proprio da massone. Per Bergoglio l’ideale è la fraternità mondiale, fatta arbitrariamente e ipso facto coincidere con il regno di Dio, di cui invece dovrebbe preoccuparsi. Sentite qua!

Papa Francesco stamane – dopo sei mesi di udienze generali trasmesse in streaming dalla Biblioteca del Palazzo apostolico – torna a tenere l’udienza generale con la partecipazione dei fedeli. Lo ha fatto nel Cortile di San Damaso, in Vaticano. Appena sceso dall’automobile, accolto da un “Viva il Papa!”, Francesco si è diretto verso le prime file dei fedeli, per salutarli e conversare con loro, ma rimanendo prudentemente a breve distanza. Poi ha fatto il giro nei vari settori del piazzale per continuare a salutare i presenti. Inizialmente i fedeli, tutti (o quasi) con mascherina, erano tutti seduti ben distanziati fra loro, per le norme anti-Covid, ma al passaggio del Papa si sono inevitabilmente accalcati sulle balaustre, e le distanze sono saltate. Con un prete che gliel’ha porto, Francesco ha anche brevemente scambiato lo zucchetto bianco.

 “L’attuale pandemia – le prime parole di Francesco ha evidenziato la nostra interdipendenza: siamo tutti legati, gli uni agli altri, sia nel male che nel bene. Perciò, per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo farlo insieme, insieme non da soli, insieme, non da soli perché non si può, o si fa insieme o non si fa. Dobbiamo farlo tutti quanti, nella solidarietà. Questa parola oggi vorrei sottolinearla”.

“Come famiglia umana abbiamo l’origine comune in Dio – ha spiegato Francesco -; abitiamo in una casa comune, il pianeta-giardino in cui Dio ci ha posto; e abbiamo una destinazione comune in Cristo. Ma quando dimentichiamo tutto questo, la nostra interdipendenza diventa dipendenza di alcuni da altri, aumentando la disuguaglianza e l’emarginazione; si indebolisce il tessuto sociale e si deteriora l’ambiente”. Pertanto, “il principio di solidarietà è oggi più che mai necessario”. In un mondo interconnesso, ha sottolineato Francesco, “sperimentiamo che cosa significa vivere nello stesso ‘villaggio globale’, è bella questa espressione, il grande mondo non è altro che un ‘villaggio globale’, perché tutto è interconnesso; però non sempre trasformiamo questa interdipendenza in solidarietà. C’è un lungo cammino tra l’interdipendenza e la solidarietà”. Secondo il Papa, “gli egoismi – individuali, nazionali e dei gruppi di potere – e le rigidità ideologiche alimentano al contrario ‘strutture di peccato'” e “la parola ‘solidarietà’ si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto di più di qualche atto sporadico di generosità. E’ di più. Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni”. “Questo significa solidarietà – ha insistito -. Non è solo questione di aiutare gli altri, questo è bene farlo, è di più: si tratta di giustizia”. Come esempio negativo, il Pontefice ha portato il racconto biblico della Torre di Babele. “Costruiamo torri e grattacieli – ha quindi aggiunto -, ma distruggiamo la comunità. Unifichiamo edifici e lingue, ma mortifichiamo la ricchezza culturale. Vogliamo essere padroni della Terra, ma roviniamo la biodiversità e l’equilibrio ecologico”. “Io vi ho raccontato in qualche altra udienza – ha poi proseguito – di quei pescatori di San Benedetto del Tronto che sono venuti quest’anno e mi hanno detto: ‘abbiamo tolto dal mare 24 tonnellate di rifiuti, di cui la metà era plastica’. Questo è rovinare la terra”. Francesco ha anche ricordato un racconto medievale secondo cui, “durante la costruzione della torre, quando un uomo cadeva, erano schiavi, e moriva nessuno diceva nulla. Invece, se cadeva un mattone, tutti si lamentavano. E se qualcuno era colpevole veniva punito. Perché? Perché un mattone era costoso. C’era bisogno di tempo e di lavoro. Un mattone valeva di più della vita umana”. “Ognuno di noi pensi a quello che succede oggi – ha osservato -: purtroppo anche oggi può succedere qualcosa di simile. Cade qualche quota del mercato finanziario e la notizia è in tutte le agenzie. Cadono migliaia di persone a causa della fame e nessuno ne parla”. Per il Papa, “la solidarietà oggi è la strada da percorrere verso un mondo post-pandemia, verso la guarigione delle nostre malattie interpersonali e sociali. Non ce n’è un’altra: o andiamo avanti con la strada della solidarietà o le cose saranno peggiori. Lo ripeto: dalle crisi si esce o migliori o peggiori, dobbiamo scegliere, e la solidarietà è una strada per uscire dalla crisi migliori, non con cambiamenti superficiali, una verniciata e tutto è a posto, no, migliori”. “Una solidarietà guidata dalla fede – ha aggiunto – ci permette di tradurre l’amore di Dio nella nostra cultura globalizzata, non costruendo torri o muri che dividono, quanti muri si costruiscono oggi!, ma poi crollano, ma tessendo comunità e sostenendo processi di crescita veramente umana e solida. Faccio una domanda: ognuno si chieda ‘io penso ai bisogni degli altri?’ E si dia una risposta”. “Nel mezzo di crisi e tempeste – ha concluso il Pontefice -, il Signore ci interpella e ci invita a risvegliare e attivare questa solidarietà capace di dare solidità, sostegno e un senso a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Possa la creatività dello Spirito Santo incoraggiarci a generare nuove forme di familiare ospitalità, di feconda fraternità e di universale solidarietà”.

[Articolo e foto tratte da: https://www.ansa.it/sito/photogallery/primopiano/2020/09/02/papa-francesco-udienza-in-presenza-dopo-la-pandemia_601fd855-22d8-4106-9639-674b90b53834.html ]

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Stanno diventando i padroni del pianeta sfruttando il nostro lavoro: dobbiamo combatterli

Articolo di Valerio Malvezzi, di oggi 2 settembre 2020, tratto da: https://www.radioradio.it/2020/09/stanno-diventando-i-padroni-del-pianeta-sfruttando-il-nostro-lavoro-dobbiamo-combatterli/

Tutto il dibattito economico dell’economia capitalistica è bloccato su come fare ad accumulare altro capitale da investire in macchine sfruttando il lavoro. Basta studiare il percorso dell’euro e di deflazione salariale. L’assurdo è che così ragionando si rimane ancorati alla trasformazione materiale dimenticando quella cognitiva. Il surplus diventa legato al modello del denaro che crea denaro, come se fosse, e in effetti oggi è, il solo denaro il motore del mondo. Questo è il problema dell’economia capitalistica e questo è quello che io voglio combattere facendo riflettere le persone sul fatto che non è né l’unico né il migliore dei sistemi possibili. E’ efficiente, sì, ma ci sono persone che stanno diventando padrone del pianeta accumulando enormi fortune. Capitale che però originariamente è prodotto da altri, perché deriva da una produzione dove c’è qualcuno che lavora. Quindi efficiente, sì, ma terribilmente ingiusto. I poveri diventerete voi, la classe media sparirà e rimarranno soltanto i super ricchi e tutti gli altri che saranno solo a diversi livelli povertà. E questo avviene attraverso la moltiplicazione del capitale, mediante le borse e mediante il sistema bancario finanziario.

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Incubo giustizia, siamo la Repubblica dei Trojan: garantismo addio

Articolo di Riccardo Mazzoni, di ieri 1° settembre 2020, tratto da: https://www.iltempo.it/politica/2020/09/01/news/riforma-intercettazioni-italia-repubblica-trojan-governo-giustizia-alfonso-bonafede-24380182/

Oggi l’Italia compie un altro formidabile passo avanti – si fa per dire – verso la definitiva trasformazione in una democrazia giudiziaria: dopo molti rinvii entra infatti in vigore la riforma delle intercettazioni che autorizza l’uso dei trojan (da trojan horse, cavallo di Troia), i micidiali captatori informatici in grado di fare gli screenshot delle chat ogni tre minuti, di recuperare foto, file, conversazioni e video, tutto quanto insomma viene archiviato all’interno dei telefonini.

Si stravolge così il principio di proporzionalità a tutela del diritto alla libertà del cittadino nei confronti dello Stato, che quando non è autoritario deve garantire tanto la sicurezza quanto, appunto, la libertà. A nulla sono valsi i richiami del garante per la privacy sul rischio che questi strumenti tecnologici degenerino «in mezzi di sorveglianza massiva». Le nuove norme sulle intercettazioni sono in effetti un’incredibile babele di incostituzionalità. Non a caso contro questa devastante riforma sono insorti a più riprese, insieme alle Camere penali, anche ex presidenti della Consulta come Flick ed ex pm come Nordio, autorevoli giuristi con la barra dritta sul garantismo, termine che, con quattro sinistre al governo, è destinato letteralmente a sparire dal vocabolario della giustizia.  

Conflitto d’interessi, omofobia e Mes. Nella maggioranza ricomincia il caos

Questa riforma viola infatti non solo l’articolo 15 della Costituzione, che tutela la riservatezza delle comunicazioni, ma anche il 24, il 27 e il 111, che sanciscono la tutela della difesa, della presunzione di non colpevolezza e della parità delle parti nel processo. Sta prendendo sempre più corpo, insomma, la concezione giacobina della giustizia secondo cui il principio di non colpevolezza va trasformato esattamente nel suo opposto, consegnando totalmente nelle mani dei pm la golden share dei processi. Le procure avranno infatti anche il pieno controllo sia sulle intercettazioni che sulla loro rilevanza penale, vedendo così ampliata a dismisura la loro discrezionalità, che è già sconfinata. La possibilità di utilizzo praticamente indiscriminato dei trojan rende poi il quadro ancora più problematico. Con un’aggravante drammatica dal punto di vista delle garanzie costituzionali: l’utilizzo improprio delle intercettazioni esteso anche a eventuali fattispecie di reato estranee all’inchiesta per cui erano state autorizzate.

Dunque, via libera ope legis alle indagini con la pesca a strascico: non si indaga più su una notizia di reato, ma prima si stabilisce un presunto colpevole, e solo dopo si cerca di provare che ha commesso un reato. Una deriva pericolosa, che peraltro contrasta in modo stridente con una recentissima sentenza della Cassazione (la sentenza Cavallo ha stabilito che i reati diversi devono essere comunque collegati a quello per cui le intercettazioni sono state autorizzate). Eppure gli stessi magistrati, nel corso delle audizioni parlamentari, hanno espresso motivate perplessità sull’utilizzo senza limiti e sull’invasività del trojan, strumento giudicato altamente invasivo, con la criticità ulteriore che le procure non sono ancora attrezzate – mancano mezzi e personale – per una corretta gestione dei dati. 

Un anno a scannarsi sui posti da viceministri

Ma questo è solo l’ultimo capitolo di una trilogia giudiziaria che ha due precedenti figli del medesimo disegno illiberale: il decreto Spazzacorrotti e l’abolizione di fatto della prescrizione. È nello Spazzacorrotti infatti che si decise di introdurre l’uso dei trojan anche per i reati di corruzione, equiparando così i reati contro la pubblica amministrazione a quelli di mafia. Una correlazione del tutto erronea dal punto di vista giuridico, ma che ricalca appieno la concezione giustizialista del grillismo al potere di cui Bonafede è la mediocre punta di diamante.

L’altro delitto perfetto contro la giustizia si è consumato, appunto, con la morte della prescrizione, a cui sia il Pd che gli ex garantisti di Italia Viva si sono inchinati senza batter ciglio, chiedendo sommessamente in cambio la riforma del processo penale che Bonafede ha però riposto in un cassetto e di cui si sono ormai perse le tracce. È stato come dire: intanto facciamo arrivare il diluvio universale, poi forse cercheremo un ombrello. Il paradosso finale? La sinistra salita per anni sulle barricate per difendere la Costituzione più bella del mondo, ora ne ha distrutto un cardine fondamentale: il giusto processo. Benvenuti nella Repubblica dei Trojan.

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Volti maschili.

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