GIANNINI, Il ministro dell’interno Lamorgese ha dato prova, un’altra volta, di non essere per nulla all’altezza del suo compito

Articolo di Chiara Giannini, di oggi 11 ottobre 2021, tratto da: https://www.ilgiornale.it/news/politica/nomi-e-volti-noti-lasciati-liberi-cos-lamorgese-torna-nel-1981122.html – Il titolo all’originale è: «”Nomi e volti noti lasciati liberi…”. Così la Lamorgese torna nel mirino dei sovranisti». Disgustoso, a mio parere, il comportamento del traditore dei Veneti, Matteo Salvini, e della finta capessa dell’opposizione, Giorgia Meloni, che cercano – anche questa volta – di avere un ritorno e guadagno politico da una situazione che enfatizzano; meglio farebbero ad appoggiare i lavoratori in difficoltà, non a guardare a questi aspetti schifosamente strumentali e opportunisti della questione. Dire poi che Salvini e la Meloni siano dei sovranisti, dopo le diaboliche giravolte politiche di cui ci hanno dato prova, è un offendere i veri sovranisti. L’articolista sta naturalmente dalla parte del Salvini e della Meloni, o almeno finge di comprendere le loro alte ragioni (si fa per dire).

I sovranisti ormai chiedono senza mezzi termini che il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, si dimetta. Dopo la disastrosa gestione della sicurezza a Roma, in occasione della manifestazione dei no green pass di sabato, Matteo Salvini e Giorgia Meloni non le mandano a dire alla titolare del Viminale. La quale, però, non reagisce agli attacchi e si trincera dietro a un silenzio inquietante. Nonostante il premier Mario Draghi già una volta l’abbia blindata, i due alleati di centrodestra continuano a sottolineare gli sbagli del vertice del dicastero.

Fonti della Lega hanno fatto sapere: «La Lamorgese deve dimettersi: Italia nel caos e Forze dell’ordine in difficoltà per la sua totale incapacità». Salvini ieri sera è intervenuto, gettando diverse ombre sulla gestione Lamorgese: «Castellino aveva daspo ma ieri era in piazza, nessuno se n’è accorto? La Lamorgese sapeva di Castellino, perché non l’ha impedito? A chi è convenuto che la manifestazione finisse in vacca? Prima delle comunali ci sono stati dieci giorni sul caso Morisi; ora ci sono dieci giorni di antifascismo, in vista dei ballottaggi».

Ma la disorganizzazione [ma quale disorganizzazione? Non era forse tutto programmato?] del Viminale, che ha portato a non prevedere l’attacco alle Forze dell’ordine e alla sede della CGIL non è andato giù ai leghisti, che da mesi sottolineano al presidente del Consiglio, Draghi, il fatto che la Lamorgese dovrebbe lasciare il posto a chi sa mantenere la sicurezza del Paese.

Il senatore leghista Stefano Candiani, già sottosegretario al ministero dell’Interno, fa notare che quanto successo alla manifestazione di sabato «è come la storia del rave party, ampiamente prevedibile, non da parte del cittadino o delle forze di polizia, ma da parte di chi ha la gestione del ministero dell’Interno». E prosegue: «Abbiamo capito che finché esisterà questo Governo la Lamorgese resterà lì. Però c’è una cosa a cui ci appelliamo ogni volta, ossia il buonsenso e la collaborazione. È evidente che alcune modalità di gestione di questa faccenda hanno lasciato per l’ennesima volta spazio a soggetti che non solo devono essere condannati il giorno dopo, ma che sono ampiamente prevedibili nelle loro mosse e quindi possono essere fermati prima». Per il senatore «sono cose che appartengono alla programmazione che in questi casi deve fare il ministro dell’Interno, utilizzando strumenti come il Comitato nazionale per l’Ordine e la sicurezza pubblica. È veramente incredibile che ci si trovi per l’ennesima volta a dover commentare un fatto del genere accaduto. Per me – tiene a dire – che siano facinorosi di estrema destra o antagonisti di estrema sinistra, in ogni caso sono soggetti abbondantemente noti e schedati». Ed esprime un dubbio: «Non voglio pensare che qualcuno gli abbia lasciato [=abbia lasciato loro, in italiano] mano libera apposta per poter poi il giorno dopo avere la notizia in prima pagina, altrimenti sarebbe una gestione di vertice che più approssimativa e casuale non si può».

Giorgia Meloni è sulla stessa linea. «Mi auguro», ha detto ieri commentando gli scontri, «che i responsabili vengano individuati e puniti. Lascia però sbigottiti la totale mancanza di controllo e prevenzione da parte del ministero dell’Interno». Ieri al Tg2 ha parlato di «gestione della sicurezza pubblica assolutamente ridicola». Per lei «qualcuno deve assumersi la responsabilità di conoscere nomi e cognomi delle stesse persone che fanno sempre le stesse cose e curiosamente sono sempre libere di farle».

La Lamorgese a caldo si è limitata a dire: «Le forze di polizia hanno agito con equilibrio e professionalità» in una giornata difficile, piena di «intollerabili atti di violenza anche contro sedi delle istituzioni» in cui si è ravvisata una «inquietante carica eversiva».

Ieri, con una nota, il prefetto di Roma Matteo Piantedosi ha sottolineato: «Le Forze dell’ordine hanno predisposto una adeguata cornice di sicurezza per fronteggiare anche le frange più radicali della protesta», raccontando che «il tentativo dei membri di Forza Nuova di innalzare il livello dello scontro si ricolleghi anche a questo» e assicurando che le attività di contrasto «proseguiranno senza sosta anche nell’immediato futuro, in ogni direzione possibile».

Poco dopo due ordinanze della Questura di Roma che segnalano una manifestazione studentesca e lo sciopero di alcune sigle sindacali anche per protestare contro lo svolgimento a Roma del G20. Stavolta il Viminale si è organizzato.

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