Varietà e bellezza dei fiori

Davanti a questa indescrivibile varietà di colori, di forme, di bellezza floreale, percepisco la povertà dello scrivere umano. Si sono inventate consonanti, vocali, verbi, articoli, aggettivi e sostantivi, eppure questo esprime ancora così poco! Bisognerebbe imparare a scrivere «a colori», con luci, sfumature di luci e penombre. Le parole non dovrebbero perdere quella lucentezza e quella sonorità che hanno nel loro nascere e le accompagna finché sono autentiche; ma solo poche parole hanno vita lunga, quasi tutte hanno vita vera brevissima. Nell’incontro con altre si adattano, si fondono; come gocce e rigagnoli diventano torrenti e fiumi; nel gran mare ripeschiamo quelle gocce, godiamo di quei rigagnoli, senza più percepirli nella loro singolarità, nella loro autenticità. Le parole sono come semi, come fiori; devono perdersi per trasformarsi in frutti, che qualcuno possa mangiare, usare, fare proprio. Mi resta però quel desiderio iniziale: d’una scrittura nella quale sia ancora viva la luce e il colore e quella particolare vibrazione luminosa che a noi sembra una musica visiva, o qualcosa del genere.

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