15 maggio 2019, c

«Quando fai qualcosa, sappi che avrai contro quelli che volevano fare la stessa cosa, quelli che volevano fare il contrario e la stragrande maggioranza di quelli che non volevano fare niente!» (Confucio).

***

Visione dell’interno della cupola della chiesa parrocchiale di Fusine, frazione capoluogo della Val di Zoldo, situata a 1177 metri di altitudine. A sinistra, la Madonna assunta in Cielo, a destra il patrono, San Nicolò da Bari, rispettosamente (per il Padre Eterno e la Madonna) senza la mitria in testa, ma appoggiata su un libro.

***

Bella immagine di una famiglia tedesca al tempo del nazismo

COSTUMI SESSUALI E INFLUENZA DELLA SOCIETÀ.

Vita affettiva e sessuale, senza la quale nessuno di noi sarebbe a questo mondo. Ma quanti condizionamenti culturali! Ne evidenzio alcuni, per mostrare come bisogna essere cauti nel sentenziare «è bene, è male» una determinata cosa.

1) Fonte certissima riferisce che in Amazzonia «le ragazze hanno il loro primo bambino a 15 anni, a 30-35 sono nonne, a 50-55, se ci arrivano, sono bisnonne» e che «ci sono figli di 10-11 anni che convivono matrimonialmente con l’approvazione dei genitori».

2) In una situazione sociale, nel Bellunese, dove un tempo era abbastanza frequente il caso di ragazze-madri, una di esse, ormai anziana, mi parlava di sé come «più brava», perché aveva saputo allevare da sola due figli; nessun senso di imbarazzo morale per non essersi sposata. In altri posti sarebbe stata segnata a dito.

3) Si va diffondendo in Italia l’abitudine dei figli di restare in famiglia anche dopo la maggiore età; nei paesi anglosassoni è piuttosto frequente il contrario: i genitori si sentono in dovere di allontanare i figli maggiorenni, ché imparino a fare la loro vita.

4) Non solo fino al 1600-1700 i genitori condizionavano la scelta del compagno di vita (e dello stato di vita) dei figli, ma, come ho letto con sorpresa, si insegnava che era obbligo morale dei genitori occuparsi dello sposo/sposa dei figli e che era obbligo dei figli obbedire.

5) Dobbiamo alla penna dell’illustre Antonio de Torquemada, ancora nel 1500, un libretto in cui si dimostra l’esistenza di «fantasmi, visioni, folletti, incantatori, stregoni, et ciurmatori» e l’affermazione: «E’ materia tanto comune, et il mondo tutto sa, che nascono molti uomini con due nature, l’una d’huomo, et l’altra di donna».

Non vorrei, in definitiva, che, al di là di una apparente disinvoltura (soprattutto di immagini televisive), nella nostra società paure e complessi fossero tutt’altro che superati.

[Questo mio articolo è già stato pubblicato su «Il Gazzettino», edizione di Belluno, 1° settembre 2000, p. 2; e sul «Notiziario del Libero Maso de I Coi», n. …]

***