La lettera con la quale il vescovo mi ha impedito la S. Messa di oggi 24 dicembre

Mercoledì 22 dicembre, verso le 14:30 o 15, un familiare mi dice che ci sono due persone, due preti che mi vogliono parlare. Uno di essi è certo don Diego. Per solito, anzi sempre, incontro le persone alla casa paterna, non in quella dei fratelli, che mi ospitano ma hanno diritto alla privacy; anche nel caso in cui le persone capitino senza preavviso, come in questo caso. Ma questa volta è stato più semplice far accomodare in casa, sia pure al tavolo di cucina, don Diego Bardin, vicario generale della diocesi di Belluno-Feltre, e l’altro sacerdote, che vidi essere don Alvise Costa, cancelliere e quindi notaio di curia. Il che significava che l’incontro era “serio” e aveva uno spiacevole (per me) risvolto legale. Qual era il motivo di tanto solenne spostamento dei primi collaboratori del vescovo, mons. Renato Marangoni, a Coi? Era presto detto. Il vicario mi consegnava una lettera alla quale dovevo dare subito una risposta, scritta o verbale; era la lettera qui fotografata.

In questi casi, per fortuna rari, ci si può aspettare di tutto, in tutti i sensi. Ma osservai subito, tra me e me, che la lettera aveva un tono deciso ma benevolo. E’ seguita una conversazione utile. Naturalmente, certe affermazioni del vescovo, non sono accettabili, nel senso che non corrispondono alla verità dei fatti e, al contrario, mostrano una sua conoscenza parziale e unilaterale dei fatti, chiaramente favorevole alle posizioni pseudo-vacciniste. Posizioni che si materializzavano davanti a me nella mascherata, a mio parere carnevalesca, dei due “visitatori apostolici”, con il viso coperto da una museruola impressionante! Mi ha anche stupito la loro non perfetta conoscenza delle questioni pseudo-vacciniste e un accenno al criterio, valido sì ma sempre fin là e là, del principio di obbedienza, in questo caso a certi scritti della Santa Sede (questo il nome ufficiale, poi – si sa – la realtà è quella che è). Non mi sono meravigliato della loro impreparazione tecnica e del loro seguire e far proprio un certo comportamento più per obbedienza e ossequio di subalterni che per motivazioni intrinseche; so bene quanto tempo richieda una buona preparazione; nello stesso tempo mi sono però confermato sul fatto che, con questo virus (che non nego, per quanto ecc. ecc.), sono venute a galla dinamiche e fragilità psicologiche che mai si sarebbero immaginate. Il virus ci ha costretti, tutti, a mettere in evidenza le forze e le debolezze più profonde che portavamo in noi da prima.

Quanto al fare una S. Messa senza averne parlato con il parroco dell’area nella quale ricade il parco “Città di Bologna”, sono costretto – mio malgrado – a far presente che non serviva, proprio per niente, una autorizzazione da parte del parroco locale. Avrei dovuto averla, è ovvio, se avessi preteso di fare la S. Messa in una sua chiesa; ma non in uno spazio pubblico, comunale, per il quale c’era e bastava una normale autorizzazione della Questura! E la Questura, ben sapendo che non era necessario interpellare né parroco né vescovo, aveva dato tranquillamente tale permesso; cos’è, dunque, che il vescovo vuole lagnarsi con la Questura? Non siamo ridicoli! Del resto, questo è il modo di agire che noi preti abbiamo sempre, ad esempio quando facciamo una gita con dei ragazzi o adulti: se facciamo una S. Messa in luogo pubblico (ad es. su un prato, in un bosco, con degli scout), o in un luogo privato (ad es. una malga, un rifugio, un’abitazione domestica, un albergo), non andiamo mai e poi mai a chiedere il permesso del parroco o vescovo; la facciamo, e basta. Quindi quel dire, un po’ insolente, del vescovo Marangoni: “Nessuno ha concordato con lui tale iniziativa. Tu neppure”, è una frase che fa ridere le galline, eccetto quelle gallinelle sbadate che sono certe ben note pie donne e i loro mariti rincitrulliti.

Nella parte finale della lettera il vescovo fa qualche volo pindarico, sulle ali dell’eco di “molti fedeli scandalizzati” di quanto io andrei affermando su papa Francesco e che sarebbe, stando a queste voci insistenti di lagnanza, una “ingiustificata valutazione critica della [sua] persona”, nonché un insieme di “parole – talvolta infuocate – che tu hai rivolto a confratelli presbiteri e ai vescovi su questioni non direttamente attinenti al ministero ordinato”. Che ridere, che ridere! Se queste sono accuse, pretendo che mi si riportino ben circostanziate, cioè mi si dica: “Tu quella volta hai detto o scritto così e così a Taio e a Caio”; se sono accuse, ho diritto di sapere chi sia che mi accusa e di cosa mi accusa. “Altrimenti, Eccellenza reverendissima, si tratta di semplici critiche a mio danno, di divergenze di opinioni, di vendette; tutte cose ben possibili; ma non crede che, se fossero vere, sarebbe meglio mi chiamasse e offrisse la possibilità di difendermi o spiegarmi? Perché prende per buono quello che dicono i miei contestatori e con me non parla? E’ forse per applicare il principio (massonico) del Fratelli tutti di Francesco Bergoglio?”.

Termino qua, senza dilungarmi oltre, non voglio dar l’impressione di voler far polemica. A me, tutto sommato, ha fatto comodo obbedire. Così facendo, mi sono coperto le spalle da critiche, mi sono riparato da ricatti, da vendette legalizzate. Mi dispiace per il vescovo, per la Chiesa locale, così pesantemente incapace di sintonizzarsi con i fedeli che non seguono l’ideologia di papa Francesco, il suo ecumenismo che sembra una resa del cattolicesimo alle istanze del Nuovo Ordine Mondiale, le sue ambiguità dottrinali, le sue evidenti complicità con le élite mondialiste, il suo rifiuto di ciò che è nel segno della Tradizione.

Buon Natale a tutti coloro che, accogliendo nel loro spirito le sollecitazioni della Luce divina, in Cristo vedono sorgere la via, la verità e la vita di un mondo rinnovato e riconciliato! Persino ringiovanito.

Da questa luce, da quest’augurio, sono esclusi, si vanno da se stessi escludendo, quanti hanno scambiato la vita terrena per quella eterna o, almeno, considerano come unica quella terrena, quanti invitano a credere nella scienza anziché in Dio, quanti presentano un pseudo vaccino come il nuovo salvatore dell’umanità, gli Erode del giorno d’oggi, i collusi, i miserabili, le pie donne e i loro mariti rincitrulliti; far loro gli auguri di Natale è tempo perso e, infatti, loro stessi ci avevano detto di non fargli tale augurio, ma di rivolgere loro un più neutro e politicamente corretto: “Buone feste”!

Buon Natale a tutti coloro che questo pomeriggio, al parco “Città di Bologna”, avrebbero cantato “Tu scendi dalle stelle” e “Venite, fedeli, l’angelo c’invita”; ai bambini che avrebbero portato la statua del Gesù bambino davanti all’altare e l’avrebbero adagiata in una mangiatoia fatta per l’occasione, ricavata da una vecchia carriola ripiena di paglia. Buon Natale ai loro genitori, ai loro nonni, agli ammalati (sto pensando ad un uomo in carrozzina), agli operatori sanitari, medici e infermieri ingiustamente allontanati dal posto di lavoro, violati nel diritto umano di poter lavorare per sé e per i propri cari; agli insegnanti e agli operatori scolastici; a tutti i lavoratori ricattati con un green pass o un famigerato e pressoché inutile (ma costoso) tampone; ai ricercatori di un senso nella vita; a chi sarebbe stato felice di ricevere una benedizione. Il mio cuore è con voi, buon Natale, Chiesa; dove sei, Chiesa, se ti allontani dalla vita e dalla verità, da Cristo tuo maestro e Signore?

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6 Risposte a “La lettera con la quale il vescovo mi ha impedito la S. Messa di oggi 24 dicembre”

  1. Ciao, Floriano! C’era da immaginarselo che qualche provvedimento i capoccia avrebbero preso. Sono convinto che se, per le tue idee nei loro confronti e non, farai mea culpa, non finiranno qui. Detto questo, secondo il mio modesto parere è in atto a livello mondiale il cambio del controllo sociale, che, da 2500 anni a questa parte, era fondato sulle religioni, le quali avendo perso la presa sulla popolazione, sempre più erudita, stanno lasciando (gradualmente) il passo a un Nuovo Ordine Mondiale. I vertici religiosi lo sanno e collaborano. Buona luce, anima!

  2. Carissimo Don Floriano, l’obbedienza a ingiuste disposizioni (chiamiamole così) è virtù di anime eccelse e tu sei una di queste. Lassù, dove tutto è palese, lo sanno e apprezzano, e a suo tempo te ne sarà reso merito. Resta la delusione di noi rimasti umani, povere anime che si sentono abbandonate dai Pastori. Solo pochi di questi, molto pochi, hanno coraggio e Fede bastanti a reggere l’offensiva di quanti di loro preferiscono inchinarsi al moderno feticcio scientifico, ignorando che la vera scienza non può prescindere da Dio, nostro creatore e Signore, al quale tutti, prima o poi, dovremo rendere conto. Caro don Floriano, noi non ti abbandoneremo e ti seguiremo sulla strada della Verità, senza timori né rispetto umano. Seguici, aiutaci, consigliaci; saremo con te. Buon Natale!

  3. Caro don Floriano, non voglio neanche entrare nel merito di quanto scritto dal vescovo, non ne vale la pena. Riconosco in Lei lealtà nel percorrere il cammino del Cristo, e ringrazio Lei per le preghiere per la salvezza di tutti noi. Con grande stima e affetto. Patrizia

  4. Il dramma è che la Chiesa oggi appare come un pezzo di mondo non redento, e non è colpa solo del covid, che al massimo ha avuto la funzione di togliere il velo.

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